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2 Giugno 1946 – La nascita dell’Italia

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Oggi si celebra la festa della Repubblica, fissata al 2 giugno per commemorare il celebre referendum tra monarchia e repubblica avvenuto nel 1946, anno che potrebbe apparire come discretamente lontano da noi, in fondo sono passati “solo” 75 anni, un tempo veramente irrilevante rispetto alla storia nel suo complesso, eppure quello spirito che animava il popolo italiano, con i suoi ideali e la sua volontà di rinnovamento pare essersi assopito, se non svanito del tutto, tanto che quel 1946 sembra lontano anni luce
dalla nostra epoca.

Il mondo da allora è decisamente cambiato e quei valori del giugno del ’46, impressi nella nostra Costituzione, si sono smaterializzati nella rapidità con cui sembra scorrere la storia al giorno d’oggi e il popolo italiano, privo di una memoria storica, proprio in questi giorni rincorre i più beceri nazionalismi, ma allora perché celebrare la festa della Repubblica se non ci sono più quei valori?

C’è un motivo principale che riassume in sé tutti gli altri che potrebbero essere chiamati in causa per difendere la validità della ricorrenza, ovvero il fatto che il 2 giugno 1946 rappresenta, e dovrebbe essere riconosciuto anche dagli studiosi, la nascita e la costituzione di un vero e proprio Stato italiano. Al di là della semplice distinzione tra Regno di Italia e Repubblica italiana, il 2 giugno è la data di fondazione dell’unico Stato italiano della storia, ma anche la vittoria di un popolo che ha dovuto subire le ingiustizie e le pretese di casa Savoia, gli orrori e le utopie del fascismo e infine il suo vero Risorgimento tra 1943 e il 1945 con la resistenza.

Forse questa affermazione potrà scandalizzare molte persone, tuttavia bisogna riconoscere che il 1861 è stata solo una piccola tappa nel cammino dell’autocoscienza del popolo italiano, che mai come in quei fervidi giorni del ’46 fu così cosciente della propria forza e della forza di quei valori, come l’uguaglianza, la libertà, la pace e la volontà di costruire veramente qualcosa oltre le differenze e le rivalità;
per un piccolo lasso di tempo il popolo italiano, in quei giorni, rimase sospeso fuori dalla storia del mondo, indifferente a ciò che accadeva all’esterno, pronto per trainare la propria storia.

Così in quel momento si è costruita la vera Italia, quella profetizzata da Giuseppe Mazzini, quella che a metà del XIX secolo poteva sembrare solo un’utopia e che quasi un secolo dopo è diventata realtà grazie ai sacrifici del suo popolo, grazie al sangue versato dai suoi eroi, grazie a chi nel periodo più oscuro della
storia non ha mai smesso di credere in quella utopia ed è passato all’azione smuovendo la storia.


Ogni anno questi valori persi nel quotidiano ritornano con forza il 2 giugno, che non è semplicemente la ricorrenza del referendum, ma l’inizio della nostra storia come popolo unito non solo politicamente, ma anche da forti ideali.

Oggi è la festa degli italiani, la festa di tutti coloro che si sentono italiani, anche di quelli che come me amano l’Italia, la amano follemente, ma che oggi, come domani, si vergogneranno di fronte al mondo per aver perso questi ideali e questi valori; che si vergognano per ogni nave carica di armi diretta in Israele e destinata a sporcarsi del sangue dei palestinesi, che si vergognano per ogni euro in meno sulla busta paga di una donna, per ogni insulto razzista e ogni aggressione omofoba, per ogni persona che vive in miseria, per ogni atto che nega quella libertà di essere, di amare, di vivere dalla quale è germogliata la nostra nazione.

 

Tuttavia questa è anche la festa dei sognatori, proprio così, è la festa di chi ha sognato quei valori inseriti nella nostra Costituzione e chi sogna un’Italia migliore per il futuro, dove ci saranno solo persone e non categorie, dove la libertà sarà tale in tutta la sua bellezza.

Fino ad allora buon festa della Repubblica.


Mattia Serdino

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