Quando presi in mano questo libro non aspettavo di trovarci così tanto di moderno: del resto i miti sono sempre miti -mi dicevo- affascinanti, ma così lontani. E invece no: Circe parla del nostro mondo, parla di noi.
Cominciamo dall’inizio: a scrivere è Madeline Miller, una studiosa di lettere classiche, ma anche scrittrice di romanzi; libri che partono proprio dalla mitologia classica e si basano su una solida conoscenza delle fonti letterarie antiche, ma che contengono molto di più, e in qualche modo sembrano parlare proprio a noi.
Dopo il suo primo romanzo, “La canzone di Achille”, che racconta la storia d’amore fra Achille e Patroclo, arriva “Circe”, libro che percorre tutto il mito di questa famosissima maga, molto al di là del noto episodio omerico della sua storia con Odisseo e della trasformazione dei suoi compagni in maiali.
La storia di Circe è in realtà molto più elaborata: sono molte infatti le vicende che la portano sull’isola di Eea, dove incontrerà l’eroe dell’Odissea: lunghi secoli di formazione presso la sua famiglia, e poi di separazione. Circe è una dea, figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, eppure c’è qualcosa che la divide dalla sua famiglia, fin dall’infanzia: lo dimostra l’episodio della punizione di Prometeo, che avviene davanti agli dei riuniti ad assistere.
Prometeo, punito da Zeus per il furto del fuoco donato agli uomini, prima di essere incatenato alla roccia dove l’aquila ogni giorno gli dilanierà il petto, viene frustrato e torturato da una Furia in presenza dei titani. Qui avviene la prima ribellione segreta di Circe, che, a insaputa di tutti, va a portare del nettare e un po’ di conforto a Prometeo; e proprio da lui Circe ricava le prime informazioni sugli esseri umani: colpita infatti dal fatto che Prometeo abbia condannato sé stesso a un destino di punizione eterna per aiutare gli uomini, vuole saperne la ragione. Soprattutto vuole sapere come sono fatti, questi uomini: Prometeo le dice che sono tutti diversi l’uno dall’altro, accomunati solo dalla morte, e quando lei gli chiede come mai lui abbia confessato la sua colpa a Zeus, e si sia rifiutato di invocare perdono, lui risponde con una semplice frase, che sarà la chiave stessa del libro e dell’intera vicenda di Circe: “Non tutti gli dei devono per forza essere uguali”.
Proprio come Prometeo, Circe è diversa dalla sua famiglia divina: ha un carattere indipendente, si aggira da sola nei grandi corridoi della reggia paterna, è spesso ascoltatrice silenziosa e critica dei discorsi dei suoi parenti e passa sempre inosservata. Non si conforma alle usanze della corte del padre ed è del tutto estranea ai meccanismi così radicati che qui hanno luogo, alle vanità, agli evidenti giochi di potere. Non è una figlia di cui andare fiera, né per Elios né per Perseide, e lo sarà sempre meno; non è amata dai suoi familiari, anzi subisce continuamente le vessazioni dei due fratelli maggiori, Pasifae e Perse. La sua solitudine si allevia quando nasce suo fratello Eete, che le viene affidato. Ma anche con lui avverrà una dura separazione e emergerà a dividerli una diversità inconciliabile. Anche esteticamente è diversa dai membri della sua famiglia: non ha lo stesso splendore che caratterizza tutti i figli del Sole, e soprattutto ha una voce umana.
La sua istintiva curiosità per i mortali ritorna nell’episodio del pescatore Glauco, di cui Circe si innamora e da cui verrà irrimediabilmente delusa. Ma è proprio questo primo amore a far emergere per la prima volta le sue doti di maga; sono la passione e poi la ferita per le aspettative tradite a farle compiere le sue prime trasformazioni: quella di Glauco in divinità e quella di Scilla, da bellissima ninfa a terribile mostro. Ed è proprio la scoperta della magia a separarla ulteriormente dalla comunità degli dei, da cui era già -almeno interiormente- separata. La sua punizione per queste trasformazioni infatti sarà l’esilio sull’isola di Eea, dove Circe potrà scoprire e connettersi sempre di più con le sue doti di maga.
“Circe” racconta all’inizio la storia di una dea, ma poi soprattutto quella di una maga e sempre di più quella di una donna. È enorme infatti l’evoluzione del personaggio, la sua crescita di consapevolezza, nelle arti magiche, come nell’umanità. Madeline Miller dà a questo personaggio così intrigante una sensibilità quasi moderna. Circe è prima di tutto vera: vive profondamente e si scontra con le proprie passioni, si lascia dominare da queste, al punto di compiere atti orribili, di cui porta i segni per tutta la vita, ma compie anche un percorso di elaborazione e di riscatto personale.
Francesca Torchio