Nel periodo in cui un’intera popolazione sta combattendo un killer invisibile chiamato COVID-19, un killer del passato è tornato a far sentire il suo dominio sul Mondo; sto parlando dell’odio.
Era dall’ormai lontano 7 Gennaio 2015 che non si sentiva parlare di lui, della sua irruenza, quando teatro della furia omicida fu la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi. Causante dell’attacco furono delle vignette rappresentanti delle caricature di Maometto pubblicate sulla rivista. Ci rimisero la vita dodici dipendenti della redazione.
Lo spietato virus che ormai tutti conosciamo, che non fa differenze, di genere, razza, età, identità, non è bastato per fermare o almeno placare l’ira e l’odio tipici del terrorismo.
L’odio, più determinato che mai, è tornato a colpire.
Il 16 Ottobre 2020, a distanza di oltre 5 anni da quel fatidico giorno, dove milioni di civili da tutto il Mondo assistettero alla furia omicida dell’ISIS, siamo nuovamente costretti a presenziare l’ennesimo episodio di odio; siamo nuovamente sottoposti all’imposizione di pensieri di una determinata corrente culturale violenta; siamo nuovamente esposti al loro “Complesso di Aristotele” (complesso che attanaglia inconsapevolmente tutte quelle persone convinte di avere sempre ragione. Concetto che fa riferimento alla dimensione intellettuale).
Quel pomeriggio a Conflans Sainte Honorine, zona periferica di Parigi, un giovane ceceno attacca, decapitandolo, il professore di storia e geografia Samuel Paty. La causa dell’aggressione fu una delle sue lezioni, dove aprì una discussione con gli alunni su alcune vignette estratte dalla rivista satirica Charlie Hebdo con riferimenti a Maometto.
A questo evento seguiranno altre vittime e altro sangue civile verrà versato nello Stato della Francia, tutto per affermare la superiorità, la credenza, il rispetto e chi più ne ha più ne metta.
Atti come questi portano la popolazione a combattere l’odio con l’odio.
Atti come questi portano la popolazione a dividersi tra bene e male.
Atti come questi comportano l’espandersi del razzismo e di tutte quelle forme di discriminazione che ad oggi sono ben chiare a tutti e che sono ben nitide nelle menti anche dei più piccoli.
Atti come questi portano ad una divisione sociale e razziale.
Le persone vengono annullate, non esiste più il singolo essere umano, esistono comunità di persone che non si distinguono per carattere, stato sociale, dialetto, regione… No. Esistono solo comunità di persone che si differenziano per il loro colore della pelle e per la “razza”.
Chi stabilisce qual è la “razza” migliore? Nessuno o forse è solo tutto nelle mani di Dio. Non sono una ragazza di chiesa, ma a quanto mi ricordi io, Lui ne ha creata solo una, “La Razza Umana”. Non sta a noi decidere chi è degno di stare al Mondo e chi no, o, chi è superiore e chi no, o ancora, se una religione è giusta oppure no.
Il crimine più grave a livello mondiale resterà sempre quello di generalizzare, di mettere tutti sullo stesso piano, di scegliere per gli altri la fazione a cui appartenere.
Al giorno d’oggi non si può decidere da che parte stare senza incorrere in esposizioni razziste o in ideologie terroristiche, fasciste, naziste.. c’è una confusione enorme nella popolazione Mondiale tale da non riuscire più a definire cos’è bene e cos’è male.
La maggior parte muove le sue ragioni al grido di “Je suis Charlie Hebdo!!” e ancora “Vengono uccisi solo per aver svolto il loro lavoro”; una minoranza si espone urlando “Hanno fatto bene! La gente deve farsi i fatti propri!” e ancora “Conoscono la loro reazione, dovrebbero stare al loro posto..”; mentre un’ancora più piccola parte di civili si astiene dal prendere una postazione.
Siamo condizionati al punto di ricadere in errori del passato, che tanto passato ormai non è. Quel passato in cui “diverso” era sinonimo di “nemico”. Ci crediamo pronti a sottoporci a questo calvario perchè abbiamo dimenticato il dolore del sentirsi una minoranza, qualunque essa sia.
Forse la vera domanda da porsi non è “Davvero siamo tutti Charlie Hebdo?”, non siamo in grado di differenziarci e prendere decisioni personali e che infieriscono sulla coscienza della persona. Forse la domanda giusta a cui pensare in questi momenti è: “È davvero possibile affrontare il passato nel presente?”
Lisa Massaro