“Basta con questi stereotipi, è ora di fare un passo avanti”.
È questo l’ultimo slogan di una delle aziende produttrici di assorbenti.
Da anni veniamo assillati da pubblicità che promuovono un bene primario per le donne in modo del tutto ridicolo. Prima è la volta della “Super woman”: nuota, pratica paracadutismo, corre e salva il Mondo, poi è il momento dei cori con oggetti a forma di vulva per poi passare alle donne di una certa età che ci tengono a far sapere che, nonostante i problemi dovuti alla loro età, continuano a condurre una vita regolare e infine, ma non meno importante, Emma Marrone che ci elenca un’infinita lista di commenti maschilisti che non volevamo di certo sentire in una pubblicità.
Ora, tornando alla frase iniziale, gli stereotipi citati non vengono forse creati proprio da queste pubblicità? Ci ridicolizzano davanti ad un mondo che tende già di suo a sminuirci con battutine di cattivo gusto proprio su questo argomento, non è forse un modo per gettar benzina su un fuoco che andrebbe spento?
Non sono mai stata una persona che fa fatica a parlare di determinate questioni, questi temi non mi hanno mai creato imbarazzo, probabilmente perché li ho sempre affrontati con naturalezza e chiarezza con persone mature, ma vedere determinate pubblicità mi pone in una situazione in cui non mi trovo del tutto a mio agio. Credo che ormai, nel 2020 certi argomenti dovrebbero essere sdoganati non ridicolizzati e, pubblicizzare in questo modo così infantile, prodotti che fanno parte del nostro quotidiano è un chiaro segno che questo tabù non è stato superato, così come tutti i tabù che riguardano le cose più delicate, ma quotidiane, della nostra vita, a partire dall’educazione sessuale che, se insegnata da persone competenti andrebbe a porre fine a tutto ciò. Credo che sia proprio l’ignoranza sull’argomento stesso che ci porti ad affrontarlo con infantilità, come quando un bambino, non sapendo bene cosa sia, ride al sentir pronunciare la parola “sesso”.
Inoltre non credo che citare frasi maschiliste in una pubblicità di assorbenti serva a far cambiare l’opinione della gente, a mio avviso rende semplicemente accettabili frasi che in realtà andrebbero eliminate.
Quello che ci aspettiamo, è essere trattate alla pari, ma forse è difficile concepirlo. Soprattutto quando il nostro Stato tassa il bene pubblicizzato sopra, come bene di lusso, ma poi permette che i nostri stipendi siano inferiori rispetto a quelli dell’altro sesso.
Se parliamo a livello di dati, e non di semplici pensieri che può fare un italiano medio, secondo il Global Gender Gap Report 2020 l’Italia si trova al 76esimo posto, su 156 Paesi, e al 17esimo se consideriamo i 20 Paesi dell’Europa Occidentale. La classifica si basa soprattutto su in indice: il Gender Gap Index che non fa riferimento solo alle differenze di stipendio, include anche l’effettiva possibilità di trovare un lavoro, di riuscire a mantenerlo nel corso della propria vita e le condizioni lavorative. A quanto pare in Italia solo il 54% delle donne lavora e, le poche lavoratrici, guadagnano 0.48 centesimi per ogni euro guadagnato da un collega maschio.
Come sempre tutto ciò è causato da una cultura retrograde, maschilista e non più accettabile nel 2020. Le domande classiche “Hai intenzione di sposarti?”, “Hai già pensato a quando diventare mamma?” non dovrebbero essere gli unici quesiti posti a una donna, tanto meno in un colloquio di lavoro e possiamo includerle nel vastissimo discorso di violenza sulle donne.
Sicuramente la strada da fare è ancora lunga, i pochi diritti ottenuti negli anni 70, divorzio e aborto, vengono oggi messi in discussione quando, a mio parere, sarebbero gli unici su cui non discutere, se proprio si vuole potrebbe essere un poco modernizzati.
Dobbiamo insegnare alle nuove generazioni che siamo UGUALI e che certe cose non possono più essere tollerate, certi discorsi dovrebbero essere obsoleti e del tutti scontati, sicuramente non una motivazione per scriverne un articolo, in un Mondo civile le righe che avete appena letto non dovrebbero esistere.
Disuguaglianza, ancora tu? Spero di non vederti, più.
Noemi Tamagno