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Il Socrate Georgiano

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Siamo nell’Unione Sovietica nel periodo successivo alla morte di Stalin, quando un giovane studente si laurea alla facoltà di filosofia di Mosca, il soggetto in questione è Merab Mamardashvili, che passerà alla storia come il Socrate georgiano, o Socrate russo. Mamardashvili è una delle personalità intellettuali più rilevanti del XX secolo, poco conosciuto ai più in occidente, il suo pensiero è un’attenta analisi della condizione dell’uomo contemporaneo, senza nascondere mai la sua critica all’apparato dell’Unione Sovietica che andava dissolvendosi lentamente.

 

Merab Mamardashvili nacque il 15 dicembre 1930 in Georgia, fin da subito mostrò grandi capacità a scuola e si diplomò al Liceo con il massimo dei voti e successivamente, nel 1954 si laureò in filosofia. Iniziò presto a collaborare con la rivista “Questioni filosofiche” dove venne notato per il suo talento e inviato all’estero, a Praga, dove intrattenne rapporti di amicizia con alcuni dei più grandi pensatori e figure di spicco dell’epoca, come Jean-Paul Sartre, Henri Cartier-Bresson e Milos Forman. La sua fama ebbe inizio quando divenne insegnante presso la facoltà di filosofia di Mosca, le sue lezioni attiravano numerosi studenti, facendolo diventare vero e proprio un fenomeno culturale.

 

In un luogo come l’Unione sovietica, dove l’individuo era annullato all’interno della collettività, lui ripropose con forza il tema della coscienza individuale, articolata in termini di responsabilità e libertà, l’essere umano infatti deve cercare di comprendere quale sia il suo posto nel mondo e cosa è in grado di fare per la sua vita, rimanendo responsabile delle proprie azioni, qualunque sia l’esito, senza accettare passivamente qualsiasi cosa giunga “dall’alto. Infatti criticò apertamente l’uomo moderno, accusandolo di infantilismo, perché non è in grado di estrapolare nulla dalle situazioni che si ripetono delle esperienze di vita concrete.  Egli visse una vita molto libera e coerente con il suo pensiero riportato sopra, senza badare alle imposizioni del governo sovietico, tuttavia pagò le conseguenze, pur senza mai venire arrestato, fu costretto a tenere i suoi corsi e i suoi seminari spostandosi continuamente per l’URSS. Venne descritto come il filosofo per eccellenza, anche nella sua quotidianità, sempre coerente con il suo pensiero, da qui il paragone con il celebre filosofo greco Socrate.

 

Un’altra caratteristica che permette il paragone con Socrate è che lo stesso Mamardashvili non ha lasciato opere scritte, quello che ci rimane del suo pensiero è stato pubblicato postumo, ed è un insieme di interviste, raccolte di appunti e cicli di lezioni. Questo perché era fortemente convinto del vantaggio della trasmissione orale, la parola parlata era per lui una parola viva, che esprime un linguaggio vivo, luogo che fa esistere le nostre forme culturali con le quali pensiamo e diciamo il mondo. Questa forma di linguaggio vivo è opposta alla forma di linguaggio rigido dell’ortodossia marxista imposta dalla struttura ideologica dell’URSS, un linguaggio morto e statico dove non è possibile la vita del pensiero o della parola, l’ideologia è sostenuta semplicemente dall’impossibilità di dire qualcosa di diverso.

 

 

Prima della sua morte, avvenuta nel novembre 1990, ebbe modo di sperimentare i primi effetti della Perestrojka attuata da Gorbacev e in questo clima di rinnovamento culturale rilasciò interviste nella quali trattò quello che lui chiamò “l’esperimento sovietico”. Per lui lo stato sovietico non era nient’altro che il risultato di una generale incapacità del popolo russo, di inizio XX secolo, di vivere in strutture sociali complesse, il sistema si basava su semplificazioni che impedivano ai russi anche solo di concepire una realtà complessa.

Mamardasvhili morì il 25 novembre 1990 e venne tumulato nella tomba di famiglia a Tilbisi, in Georgia, dove nel 2001 gli è stato dedicato un monumento. Per quanto sia poco conosciuto Mamardasvhili è stato un grande pensatore, una mente molto acuta che sapeva guardare oltre il suo tempo e la realtà nella quale era immerso, anche se mai apertamente schierato contro il governo seppe comunque dare un’analisi attenta sia della struttura dell’Unione Sovietica, sia del suo destino e sebbene non abbia mai ricevuto gli onori che gli spettavano è tenuto molto in considerazione dalla comunità filosofica. Una personalità come la sua è necessaria anche per analizzare questa società che ricorda nel suo linguaggio quello arido e statico dell’URSS, nella speranza di riuscire a trovare un significato autentico in questo mare di slogan e parole senza significato.

 

Mattia Serdino

 

 

 

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