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MINESTRONE … DEMOCRATICO

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Oggi, prima di iniziare a parlarvi, vorrei rivolgervi una domanda, non troppo semplice, ma neanche così complicata da rispondere: quanto tempo serve per conoscere veramente una persona?

Ognuno di voi rifletta un attimo tra sé e sé e cerchi di trovare una risposta, anche se non ben chiara, nella sua mente e la tenga ben stretta.

Quest’estate ho avuto la possibilità di far parte di un progetto molto interessante, curato dalla Compagnia “Il Melarancio” di Cuneo in collaborazione con il Teatro Nazionale di Nizza, che ha coinvolto più di 100 giovani ragazzi, sia italiani che francesi, accomunati da una grande passione per il mondo dell’arte in generale.

All’inizio non ero molto sicura della mia decisione e, più la fatidica data d’inizio si avvicinava, più le mie paure, le mie ansie e preoccupazioni crescevano e crescevano a dismisura, rendendomi sempre più insicura.

Mi ricordo il giorno in cui sarei dovuta partire: la valigia era ormai pronta, non avevo dimenticato nulla di nulla (anche per l’insopportabile mania di organizzazione di mia madre) e tutto era pronto per questa nuova esperienza … eppure sentivo che mi mancava qualcosa, un pezzo, ma non sapevo che cosa con esattezza.

Mi ci è voluto poco per capirlo: la prima sera, quando eravamo tutti attorno a due chitarre a cantare (o, meglio, urlare) animatamente, con il sorriso stampato in faccia, anche se ancora dei perfetti sconosciuti, ho capito che tutte le mie paranoie erano state inutili e che quello che mi mancava era solo un pizzico di sicurezza in più.

Una sicurezza, una certezza che, giorno dopo giorno, ora dopo ora, ho iniziato ad acquisire sempre di più, tra lezioni di canto alquanto bizzarre, improvvisazioni di circle song fatte nel bel mezzo della sala da pranzo, scherzi andati a buon fine, bei momenti di condivisione e di ascolto, …

Ah … e non dimentichiamoci delle tonnellate di minestrone che abbiamo dovuto mangiare!

Ma sapete cosa vi dico? Ogni persona di quel gruppo, di quella grande famiglia che mi ha accolto a braccia aperte fin dal primo momento che ho varcato la soglia di quella casa, può essere paragonata a una verdura: patate, carote, zucchine, cipolle, porri, pomodori, fagioli, … e ce ne sarebbero tanti altri da elencare, ma il mio obiettivo non è fare una lista della spesa.

Però, ciò che è veramente importante è che di ciascuna di queste verdure, nonostante la lontananza e il poco tempo trascorso insieme, mi porterò un qualcosa (un pregio, un bellissimo difetto, un particolare talento, un momento indimenticabile vissuto assieme, …) per sempre dentro il mio cuore e, da parte mia, spero di aver fatto altrettanto.

Tanti sono stati i momenti che mi porto (e mi porterò per sempre) dentro: le nostre grida piene di gioia tra le vie di piccoli paesi, cercando di convincere gli abitanti del posto a lanciarci verdure di ogni tipo dalle loro finestre; le serate passate all’aria aperta, tutti stesi sul prato, a guardare la bellezza unica delle stelle nelle notti d’agosto, riscaldati dalla nostra amicizia appena nata; le numerose incomprensioni e litigi che, vi posso assicurare, non sono mancati, ma si sono sempre risolti in positivo, …

Tutte le cose belle, purtroppo, hanno una fine … e, inesorabile, è arrivata anche quella volta, lasciandoci tutti spiazzati e in una grande valle di lacrime, nel vero senso della parola: anche i più duri e apparentemente freddi, incapaci di provare qualsiasi tipo di emozione, hanno lasciato finalmente cadere la loro maschera e hanno cercato rifugio e sicurezza tra le braccia di un amico.

Per tutto questo, che ho cercato di raccontarvi nel minor tempo possibile, non posso far altro che continuare a ringraziare ogni singola persona che ha reso concreto tutto quanto e che ci ha permesso di creare questa “famiglia minestrone”, dove ognuno ha il suo posto e non c’è nessuna esclusione.

Vi ricordate la domanda che vi ho fatto all’inizio?

Quanto tempo serve per conoscere veramente una persona?

Beh, è arrivato il momento di darvi la mia risposta: 10 giorni, 240 ore, 14400 minuti e 864000 secondi.

Un tempo che nessuno di noi potrà mai e poi mai dimenticare.

Un tempo che, purtroppo, ci è stato privato in parte quest’estate dalla difficile situazione che stiamo attraversando tutti quanti: non è stato per nulla facile combinare un’arte come il teatro, un mondo che ha bisogno costante di contatto e interazione tra diverse persone, alla tecnologia… ma i miei fidati compagni d’avventura (e, ormai, di vita) ne sono usciti davvero a testa alta e hanno creato un qualcosa di davvero sensazionale, fuori dagli schemi ma sensazionale.

Fatto sta che, nonostante tutti i “se…” e tutti i “ma…”, un’esperienza di condivisione, di comunità del genere ti cambia profondamente e ti fa vedere, magari con occhi e atteggiamenti completamente nuovi, la realtà che ti circonda ogni giorno.

Tutto diventa più chiaro: le tue fragilità, i tuoi difetti, le tue qualità, le tue maschere, … tutto appare improvvisamente e inevitabilmente evidente in quello che, almeno a noi, piace chiamare “minestrone democratico”

 

Marianna Ballestra

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