Prospettive

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Nelle mani della folla

Tempo di lettura: 3 minuti

Foto di Grae Dickason

Premetto che questo articolo è strutturato in modo sperimentale: appellandomi alla “legge” n.4 dei diritti del lettore di Pennac, ovvero quello di “spizzicare” ho diviso l’articolo in 3 punti: ognuno di voi potrà spizzicare ciò che più colpirà la vostra attenzione. Ovviamente non è vietato leggerlo tutto!
  1) Vi consegnereste nelle mani della folla?

  2) Cattivi si diventa?

    3) Chi siete voi tra la folla?

Punto 1 :Rythm 0

Marina Abramovic è un’artista serba neutralizzata statunitense le cui performances sono perturbanti. Nel 1974 nello Studio Morra di Napoli mise in scena Rythm 0. In una stanza ci sono 72 oggetti tra i più disparati: una rosa, fiammiferi, del cotone, una pistola, un profumo, un proiettile…Insieme agli oggetti ci sono le seguenti istruzioni riferite all’artista:

  • Ci sono 72 oggetti sul tavolo che possono essere usati su di me nel modo in cui desiderate
  • Io sono l’oggetto
  • Mi assumo completamente la responsabilità di quello che faccio
  • Durata: 6 ore.

L’artista si consegnò nelle mani del pubblico dalle 20:00 alle 2:00 di notte.

Le prime ore passarono tranquille, c’era chi faceva foto, poi l’atmosfera diventò violenta. Le persone si tolsero il mantello delle responsabilità per rivelare la loro spietatezza: le conficcarono le spine della rosa e le fecero impugnare la pistola carica con il dito sul grilletto.

“Quello che ho imparato è che se ti affidi e ti abbandoni al pubblico, loro possono arrivare a ucciderti.” Marina Abramovic.

“Dopo sei ore (come pianificato), mi alzai e iniziai a camminare verso la gente. Tutti scapparono via per sfuggire il confronto vero e proprio.” M.A.

C’è chi il giorno dopo chiamò il museo per giustificarsi, affermando che non era in sé. Le persone erano fuori controllo.

Punto 2: Effetto Lucifero

Nulla è tanto imprevebile come le reazioni della massa” Tito Livio, I secolo d.C.

Quali meccanismi possiamo osservare nelle masse?

La prima cosa che ci verrà in mente è l’influenza di un leader: il film l’Onda di Dennis Gansel è esemplare. Tale film si basa su un esperimento realmente condotto nel 1967 in una scuola californiana. Il professor Ron Jones, per spiegare l’origine del nazismo, ricreò in modo fittizio un movimento di studenti fondato sul culto del leader, sulla disciplina e sullo spirito di solidarietà: the Third Wave. Il professore dovette fermare l’esperimento prima del previsto perché il gruppo iniziava davvero a diventare un movimento che si credeva superiore agli altri.

Cattivi si diventa? A quanto pare ci fu un altro esperimento che venne interrotto perché le persone divennero troppo aggressive: l’esperimento carcerario di Stanford, ideato da Philipp Zimbaldo. Lo psicologo aveva come obiettivo quello di sviluppare alcune idee di Gustave Le Bon che riteneva quanto segue: le persone tendono a perdere l’identità personale e il senso di responsabilità quando appartengono ad un gruppo coeso (teoria della deindividuazione).  Venne creata una finta prigione e vennero selezionati 24 ragazzi “equilibrati”. Furono assegnati loro due ruoli: metà erano detenuti e l’altra metà guardie.  I primi dovevano attenersi a regole ben precise, mentre le guardie potevano fare tutto ciò che ritenevano opportuno per far rispettare l’ordine. L’esperimento degenerò: le guardie diventarono sadiche e dunque l’esperimento terminò dopo 6 giorni invece di durarne 15.  Lo psicologo Philip George Zimbardo definì questo comportamento effetto Lucifero, ne è stato tratto un film, Effetto Lucifero diretto da Kyle Patrick Alvarez.

Ma perché questo desiderio smanioso di appartenere per forza ad un gruppo grande o piccolo che sia? Beh, si hanno i propri vantaggi: protezione, senso di appartenenza, una responsabilità diffusa nel gruppo che corrisponde a “nessuno è responsabile”.

“In una valanga nessun fiocco di neve si sente responsabile”. G. Burns

Anche sul web si può parlare di responsabilità diffusa, nonostante ci siano nome e cognome…Si vedono commenti aggressivi e si rincara la dose perché tanto altri si sono permessi di farli prima di noi…Anche lì si può parlare di gruppi di consenso e dissenso.

Punto 3)

Questi esperimenti fanno parecchio riflettere…Siamo tutti ingranaggi della pericolosa “macchina- folla”, ma la domanda è quanto ne siamo consapevoli? Ci lasciamo trasportare dalle idee e dagli sfoghi del momento o pensiamo con la nostra testa? 

Così Freud definì la folla: “entità provvisoria, costituita da elementi eterogenei saldati assieme per un istante”.

Cosa ti può succedere se non sei in grado di difenderti? Se ti consegni come un oggetto per 6 ore al pubblico? L’imprevedibile.

 

Clara Vallauri

 

 

2 commenti su “Nelle mani della folla”

  1. Complimenti veramente molto bello, profondo, attuale, con alcune citazioni che lo arricchiscono senza mai appesantirlo, scritto in maniera stringata, essenziale. Su temi che troppo spesso dimentichiamo e che invece sono alla base di tantissimi nostri modi di agire e pensare. Ottimo

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  2. Molto interessante. Mi ha fatto riflettere su “chi siamo veramente?” così come ave fatto la lettura di Cecità di J. Saramago.
    Grazie per gli spunti.

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