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Politica, elezioni e voto: un sistema da ripensare?

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Al di là delle preferenze politiche occorre fare una riflessione, all’indomani delle elezioni amministrative che hanno coinvolto le regioni Lazio (i dati sull’affluenza alle urne non sono ancora completi; dovrebbero attestarsi vicino al 45%) e Lombardia (affluenza alle urne: 41,68%).

Un ragionamento tanto necessario quanto urgente, che però non sfiora nemmeno i palazzi del potere.

Una tornata elettorale dopo l’altra, è ormai una tragicomica conta dei pochi affezionati al voto, in continuo (drastico) calo. Un po’ come le rimpatriate dei coscritti, nei paesi di provincia.

Il popolo italiano può vantare il diritto di voto in una nutrita serie di casi: a livello comunale, provinciale, regionale, statale (per il Parlamento e il Senato, ovviamente) e per ultimo a livello europeo (sempre per quanto riguarda il Parlamento); un privilegio rispetto a tanti altri cittadini del mondo, al di là di autoritarismi e dittature.

 

 

Da popolo con più situazioni di voto (formalmente) riconosciute in Europa, a popolo (sostanzialmente) meno votante tra tutti.

L’art.48 della nostra Carta costituzionale recita «Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico».

 

Colpisce in particolare l’ultimo periodo, per il significato che gli hanno attribuito i padri e le madri costituenti: l’esercizio del voto è addirittura un dovere civico. Non vi sono sanzioni nel senso “concreto” del termine per chi non esercita tale diritto. Non votare era considerata un’onta alla società civile, una macchia sulla lotta, sui sacrifici e le vittime che permisero di arrivare ad una Costituzione che potesse concedere persino di scegliere i propri rappresentanti alla guida del Paese.

Per avere un’idea approssimativa di come sia cambiata la concezione del diritto di voto, ed il peso che questo ricopre nella coscienza civile e politica di ognuno dei cittadini italiani oggi, poniamo un percorso di 4 tappe (i dati sono con riferimento alla sola Camera, quindi ad esclusione del Senato):
la prima, rappresentante le prime elezioni politiche, nell’immediato dopoguerra, il 18 aprile 1948:

 

Elettori 29.117.554
Votanti 26.855.741 – 92,23 %

 

La seconda, all’indomani dei moti del ’68, precisamente il 19 maggio 1968:

 

Elettori 35.566.493
Votanti 33.001.644 – 92,79 %

 

La terza tappa, nel 1994, con lo sconvolgimento del panorama politico in seguito alla scomparsa dei partiti che dominarono i primi 50 anni della storia repubblicana come conseguenza dello scandalo di Tangentopoli:

 

Elettori 48.135.041
Votanti 41.546.290 – 86,31 %

 

Nel 2018, le ultime elezioni prima del covid, registravano una flessione importante:

 

Elettori 46.505.350
Votanti 33.923.321 – 72,94 %

 

Campanello d’allarme?

 

Il dato relativo al 2018 conta un’affluenza superiore al 70%; si cominciava a registrare un importante disinteresse degli italiani nei confronti della politica, determinando per converso che il 30% degli aventi diritto al voto avesse comunque preferito passare il weekend in montagna o al mare.

 

È da notare come le affluenze “record” (e sono tre esemplificative, se ne potrebbero aggiungere altre che, per esigenze di sinteticità, sono omesse dalla trattazione) avvengono in momenti storici di riconosciuto fermento sociale e civile, in un tempo in cui si considerava necessario ed utile recarsi alle urne anche e soprattutto per poter vedere in qualche modo soddisfatte le istanze della società civile (si pensi alla riforma del diritto di famiglia, negli anni ’70).
Gli elettori si riconoscevano nei partiti ed i partiti si riconoscevano negli elettori: il discorso politico era fruibile da gran parte della cittadinanza, le istanze erano chiare, gli obiettivi dichiarati.

 

Le elezioni di settembre 2022 si porteranno dietro (per ora) il tragico record di tornata elettorale meno partecipata della storia repubblicana:

 

Elettori: 46.021.956;
Votanti: 29.355.592 – 63,79%

il grafico rappresenta l’andamento dell’affluenza alle urne dal 1948 alle ultime elezioni, nel 2022

 

 

Politica insufficiente; leader poco credibili; sistema obsoleto

 

Nonostante, a modo suo, questo decennio sia ricco di temi (urgenti) di cui poter fare cavallo di battaglia, e a cui poter dare una sorta di risposta sul piano politico, i partiti italiani non sembrano voler sfruttare l’occasione, mantenendo ambiguità nei confronti delle fasce sociali a cui più sono cari questi argomenti (andando “a naso”, le leve più giovani), se non addirittura ignorando o peggio additando come inutili e oltremodo progressiste queste istanze.

 

I leader non godono di una buona reputazione, non essendo mai messi alla prova, valutati o criticati obiettivamente: il gioco della maggioranza e dell’opposizione fa sì che questi possano continuamente nascondersi dietro lo slogan del momento, senza però mai affrontare di petto gli argomenti o le situazioni che consentono all’elettorato di comprenderne l’affidabilità.

 

Il sistema dei partiti si è ritirato in una sorta di bolla mediatica, senza basi territoriali, senza più il coinvolgimento concreto (tantomeno dei giovani) che era tipico di questi fino agli 80: il partito è un’entità che vive di pubblicità, di slogan, di leader locali collegati a leader nazionali; il partito è legato a macroaree di interesse senza però entrare nel dettaglio; il partito è fatto di assemblee, congressi, dirigenti, convegni. Della militanza politica, dell’attivismo politico, non c’è più traccia. Non c’è più un contatto con la società civile, non c’è dialogo, non esiste nessun rapporto di immedesimazione l’uno nell’altro.

 

La politica non è in grado di dare né risposte, né soluzioni: con l’alta velocità del giuogo globale, la crescente complessità della società e l’elevata specializzazione (in ogni campo) delle richieste inoltrate ai governi, questi devono affidarsi inevitabilmente a tecnici e specialisti in grado di poter fornire delle reazioni adeguate. Tecnici e specialisti che, però, operano dietro le quinte e spesso in maniera del tutto “apolitica”, bensì vincolata (a parametri scientifici, economici, logici).

 

Sul palco, protagonisti con i loro slogan ed i loro canovacci, sempre i politici, che sembrano sempre più alieni a questo mondo.

Che sia l’ora di invertire gli uni e gli altri, utilizzando come “prova del 9” l’abbandono sempre maggiore delle urne da parte della cittadinanza?

Gabriele Lacanna

Dati e statistiche:

https://www.ilsole24ore.com/art/l-affluenza-crolla-minimo-storico-64percento-d-alimonte-italia-i-paesi-europei-dove-si-vota-meno-AEQ9DJ3B

https://elezioni.interno.gov.it/

https://www.quotidiano.net/elezioni/diretta-oggi-ultime-notizie-2022-09-25-1.8112164

https://pagellapolitica.it/articoli/risultati-elezioni-2022-grafici

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