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Siamo alle porte dell’era dello spazio?

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Sin dalla prima camminata sulla luna (Neil Armstrong, 1969) e con il programma governativo dall’iconico nome di Guerre Stellari (Ronald Regan, 1984), lo spazio orbitale e quello profondo apparivano sempre più vicini. Si iniziò ad auspicare l’esplorazione e alla colonizzazione di altri pianeti, un’impresa ad opera di una nuova generazione di esploratori al pari di Colombo e Magellano. Non vi erano e non vi sono tuttora frontiere inesplorate sul nostro pianeta, pertanto l’istinto di esplorazione può solo spingerci fuori dall’atmosfera, nel mondo etereo dello spazio.

Catapultandoci ai giorni nostri, non vi sono più dubbi sulle capacità dell’uomo di diventare una specie interplanetaria, le tecnologie migliorano giorno dopo giorno, al punto che una missione spaziale presto sarà più sicura di quanto lo fosse un viaggio su una caravella attraverso l’atlantico 500 anni fa.

La domanda a cui preme rispondere è: Sarà davvero così importante fondare nuovi insediamenti in ambienti tanto inospitali, senza contare il fatto che i primi coloni avranno possibilità di sopravvivere molto esigue?

É importante dire che esistono problemi molto grandi sulla terra, che possono essere risolti con le risorse già presenti su di essa, quindi l’esplorazione spaziale non è da vedersi come qualcosa di critico alla sopravvivenza della nostra specie. Certo, un giorno un meteorite potrebbe collidere con la Terra cancellando dal sistema solare l’unico pianeta che è in grado di ospitare la vita, mettendo fine al genere umano, ma vogliamo davvero ragionare secondo queste ipotesi? Probabilmente no, perché nella scala di probabili cause dell’estinzione del genere umano questa occupa un posto relativamente basso.

Ci sono però altri aspetti da considerare, che sono tutt’altro che semplici esigenze materiali, bensì legati al bisogno dell’essere umano di esplorare. Sin dagli albori della civiltà tra i nomi di coloro che hanno dato i contributi più rilevanti al genere umano ci sono molti esploratori. La dicitura “Allargare gli orizzonti” è originariamente riferita all’esplorazione, ma col tempo ha acquisito un significato più ampio, allargando i propri orizzonti si viene in contatto con nuove entità, sfide, problemi e cose da scoprire, che permettono di crescere e diventare più completi come esseri umani.

Questo ha un risvolto pratico importantissimo, le nuove sfide che si porranno con l’inizio dell’era dello spazio espanderanno i limiti umani in maniera sconvolgente. Ne nasceranno ingegneri più ingegnosi, astronauti più motivati, grandi innovatori e visionari. Assecondare il desiderio di scoprire dà una vita nuova ad una persona che ha dentro di sé il desiderio continuo di scoprire cosa c’è oltre l’orizzonte. L’inizio dell’esplorazione del cosmo non ha un grande valore materiale, i benefici non arriveranno dalle nuove risorse che il cosmo offrirà, il beneficio più grande è umano, per molte persone può diventare la ragione per cui svegliarsi la mattina contenti ed entusiasti di essere vivi, perché stanno realizzando ciò che è stato il loro sogno da sempre. Esplorare l’ignoto è una delle cose che più fa sognare, e assecondando la curiosità si può seguire questo sogno. La frase che più riassume questo concetto la troviamo nella Divina Commedia, ed è pronunciata da Odisseo “Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Dante, Divina Commedia, Inferno, XXVI)

Alessio Fino

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