Siamo circondati da storie: miti, leggende, serie TV, favole, opere pittoriche, filastrocche, film, ninnenanne, aneddoti, tick tock, canzoni, spettacoli teatrali, videogiochi e fotografie sono solo alcuni degli infiniti modi di narrare.
Il racconto accomuna tutti, piccoli e grandi, in ogni tempo e luogo; non è solo questione di parole, ma si tratta di mettere insieme immagini, gesti, emozioni in una trama capace di connettere le persone tra loro e in cui ciascuno può entrare e trovare il proprio legame con gli altri.
Le storie sono mezzi potenti capaci di sopravvivere nel tempo e di continuare a parlare a qualunque uomo. Pensiamo alle costellazioni e a quanto i nostri antenati abbiano studiato la mappa celeste, riconoscendo tra una moltitudine di corpi luminosi animali immaginifici protagonisti nelle diverse culture di storie fantastiche. Questi racconti sono giunti fino a noi e se alziamo il naso verso l’alto la notte possiamo trovarne le tracce luminose, in cui da millenni il genere umano si riconosce. Esse conservano un potere unico, sopravvissuto immutato.
Fin dall’alba dei tempi le storie hanno rivestito un ruolo determinante nella vita dell’uomo. Già negli antri delle buie caverne, l’animo umano aveva avvertito il bisogno di raccontare ciò che si trovava intorno a lui e di raccontarsi a sua volta. Le grandi tradizioni orali, il creare miti, leggende e divinità in cui riconoscersi, educare e tramandare il proprio sentire e la propria identità sono state necessarie per la sopravvivenza e la determinazione dell’agire dell’uomo.
Ogni persona è infatti il complesso risultato delle esperienze vissute, delle cose che ha visto, delle sensazioni che ha provato, delle situazioni che ha affrontato, ma anche di tutte le storie che ha ascoltato.
Le nostre conoscenze si estendono ben al di là di ciò che ci è dato sapere unicamente attraverso l’esperienza diretta. Ciò oggi è possibile grazie alla tecnologia, ma in passato quando i soli mezzi di comunicazione erano lettere consegnate da messaggeri o racconti di viaggiatori provenienti da terre lontane le storie erano strumenti indispensabili per accedere a una conoscenza più ampia della realtà circostante. Le narrazioni erano utilizzate dalla mente umana, e lo sono tutt’ora, per riempire gli spazi bianchi dell’ignoto, per tappare le falle della conoscenza, che da soli non saremmo in grado di colmare.
Le storie (spesso non obiettive ed imparziali) vanno dunque a interessare la nostra impressione sul mondo e ognuno può condizionare con le sue storie la percezione degli altri. Esse infatti esercitano potere e fascino sugli individui e per questo motivo non sono da sottovalutare come semplici favolette.
Le narrazioni sono capaci quindi di influenzare, di condurci a pensare e di conseguenza ad agire in un determinato modo. Pensiamoci un attimo. Perché andiamo al cinema? Forse per essere manipolati? In effetti paghiamo proprio per questo. Vogliamo che per quell’ora e mezza le nostre emozioni vengano alterate, sconquassate e le riponiamo con fiducia nelle mani del regista come lo facciamo con un autore ed il suo libro o con il pittore ed il suo dipinto. Vogliamo per un momento abbandonare la nostra storia per far parte di un’altra e perderci in essa.
Creare storie potenti che catturino il pubblico e lo inducano a rimanere in quel mondo, significa controllare avere un potere rilevante nelle proprie mani in grado di creare un certo tipo di immaginario nella mente delle persone e fare in maniera che queste crescano con idee orientate ed agiscano di conseguenza nei modi desiderati.
È molto interessante a mio parere notare come le multinazionali del cinema Hollywoodiano abbiano profondamente plasmato il nostro immaginario. Se vi dicessi di pensare ad un taxi, credo che quasi tutti visualizzerebbero i taxi gialli newyorkesi ed in pochi un’auto bianca (come se ne vedono per le nostre città), o se per esempio vi dicessi di pensare ad una principessa, credo che alla maggior parte delle persone verrebbe automatico immaginare una delle principesse Disney.
Nella realtà in cui viviamo siamo immersi nelle storie al punto di figurare come il risultato di un sovrapporsi di mondi narrativi, lo Storytelling ( letteralmente: story= storia, “telling”= atto del raccontare) rappresenta senza dubbio una forma d’arte degna di nota. Si tratta dell’arte di narrare storie, catturando interesse e al tempo stesso trasmettendo un messaggio. Fare storytelling è quella pratica incredibilmente antica di fissare una parte di sé, di creare una traccia, un modo per scrivere sul muro infinito del tempo « io sono stato qui ».
Lo storytelling non comprende unicamente il mondo della letteratura, del cinema, del teatro, ma avvolge anche altri ambiti in cui è diventato di fondamentale importanza, per alcuni strategico. Uno di questi senza dubbio è il marketing. Tanti sono i brand famosi che hanno fatto della narrazione circa la propria storia una vera chiave di successo. Quella dello storytelling è una tecnica spesso funzionale poiché tutti noi amiamo le storie e quando le percepiamo ci emozioniamo, ci sentiamo profondamente coinvolti.
Ed è proprio questa l’efficacia dello storytelling: riuscire a trasmettere emozioni alle persone.
Per l’azienda mettere in scena una storia condivisibile rende l’acquisto ed il consumo di un prodotto « la condivisione di un racconto », lo stabilirsi di un legame e il sentirmene parte.
Lo Storytelling influisce ogni qualvolta si veicoli un messaggio, una narrazione diventa quindi efficace quando raggiunge il profondo sentire delle persone; lo stupore e la fascinazione che suscita il racconto consente a ognuno di desiderare il possesso di qualcosa.
Lo storytelling può spaziare dal racconto di ciò che accaduto ieri, alla pubblicità dei cioccolatini, al discorso in Parlamento, ma tutto consiste nel sapere presentare in modo coinvolgente la propria storia. Lo Storytelling è un mondo molteplice, complesso ed affascinante, che non finirà mai, ma è importante ricordare che il suo potere va usato con attenzione.
Una cosa è certa: finché l’umanità sopravviverà ci saranno ancora le storie perché l’uomo non può farne a meno. Esse nutrono il suo immaginario, gli permettono di rappresentare, analizzare e « sentire »i rapporti con gli altri e di risolvere i propri conflitti interiori.
« Non sei fregato veramente finché hai da parte una storia, e qualcuno a cui raccontarla » (Alessandro Baricco)
Anna Paruzza